La vera Banda della Magliana

venerdì 1 giugno 2012

Sabrina Minardi...

Sabrina Minardi e Renatino De Pedis
Vita pericolosa della donna del boss
"Mi dava tanta di quella cocaina, per contare i soldi dovevo fare tutti i mazzetti
e mi ricordo che contò un miliardo e il giorno dopo lo portammo su a Marcinkus"



Sabrina Minardi all'epoca del matrimonio con il calciatore Bruno Giordano
ROMA - Una vita pericolosa quella di Sabrina Minardi, negli anni ruggenti della mala romana, quelli immortalati in 'Romanzo criminale'. Lei era la donna di uno dei boss della Banda della Magliana. Di quel 'Renatino' De Pedis, che dopo esser stato assassinato il 2 febbraio 1990 in un agguato a Roma nei pressi di Campo de' Fiori, venne seppellito seppellito nella basilica romana di Sant'Apollinare, con grande sdegno di tanti fedeli. Ma il sarcofago è ancora lì.

Emanuela Orlandi venne rapita il 22 giugno 1983, Sabrina all'epoca aveva 23 anni. Per dieci anni è stata con Renatino. Davanti le sono passati fiumi di soldi, droga, e, stando ai suoi racconti, una bella fetta dei misteri d'Italia: "Mi ricordo che una volta - ha raccontato ai magistrati - Renato portava sempre delle grosse borse di soldi a casa. Sa, le borse di Vuitton, quelle con la cerniera sopra. Mi dava tanta di quella cocaina, per contare i soldi dovevo fare tutti i mazzetti e mi ricordo che contò un miliardo e il giorno dopo lo portammo su a Marcinkus", ovvero al numero uno dello Ior, la banca del Vaticano, una banca senza sportelli dall'immenso potere finanziario, ramificata anche nel settore privato. All'inizio degli anni ottanta, il nome di Marcinkus fu collegato a scandali finanziari come il crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Il nome del monsignore è stato accostato anche a personaggi discussi come Michele Sindona o il "venerabile maestro" della P2, Licio Gelli.

Poi le cene a casa di Andreotti. "Renato ricercato, siamo andati su ... eh ... accoglienza al massimo ... c'era pure la signora ...la moglie ... una donnetta caruccia ... ovviamente davanti non parlavano di niente".

La donna, che è anche stata la moglie dell'ex calciatore Bruno Giordano, ha già raccontato nel novembre del 2006 una parte della sua verità a ''Chi l'ha visto?''. ''Una volta - ha raccontato nell'intervista - mi ha dato una borsa piena di soldi, saranno stati più di cento milioni, e mi ha detto: vai e spendili tutti. Mi trattava come una principessa e mi diceva di stare attenta perché i poliziotti avrebbero potuto seguire me e arrivare a lui. E così è stato''.


Il 14 marzo scorso, avrebbe deciso di raccontare tutto sul sequestro di Emanuela Orlandi. La molla sarebbe scattata dopo aver sentito, l'intervento nel programma 'Chi l'ha visto' di Antonio Mancini, uno dei pentiti della Banda della Magliana. Le parole di Mancini (il quale, ascoltando una telefonata anonima giunta in redazione, disse "Riconosco la voce di 'Mario', è di un killer al servizio di De Pedis") avrebbero scosso la donna al punto da incontrare i magistrati della procura di Roma e la polizia per riferire loro quanto fosse a sua conoscenza.

Nel 1994 Sabrina Minardi venne rinviata a giudizio dal sostituto procuratore della Repubblica di Prato, Pietro Lamberti, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'induzione e allo sfruttamento aggravato della prostituzione. Le indagini presero il via nel 1991 quando la polizia scoprì in città due case di appuntamento frequentate da tre prostitute brasiliane e altrettante colombiane.

Oggi Sabrina Minardi si trova in una comunità terapeutica in Trentino. Poche settimane fa, la sua famiglia è tornata all'attenzione della cronaca perché la figlia, Valentina Giordano, fu protagonista, insieme al fidanzato Stefano Lucidi, del tragico incidente sulla Nomentana in cui morirono Alessio Giuliani e la sua ragazza Flaminia Giordani.

"Tentarono di rapire mia figlia - ha raccontato ai magistrati -, chiamai immediatamente Renato e mi disse 'se ti sei scordata quello che hai visto non succederà niente a tua figlia'. In effetti, fino a oggi non le è successo nulla" però "ho un po' di timore, perché è vero che Renato è morto, ma ci sono altre persone...".

(23 giugno 2008)

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